Quando le parole invecchiano: il caso Mkhitaryan e quelle frasi passate alla storia
Giugno 22, 2017Dalle ottimistiche previsioni di Napoleone alle dichiarazioni sportive troppo audaci: perché giudichiamo chi ha il coraggio di esporsi?
Sentenze che la storia ha smentito. La mattina di Waterloo, con la sicurezza di chi ha dominato l’Europa, Napoleone Bonaparte pronunciò quelle che sarebbero diventate parole famose: “Stasera ceneremo a Bruxelles”. Sappiamo tutti come andò a finire. Non diversamente, il CEO di Blockbuster affermò con noncuranza: “Nel radar, tra i miei competitor, non vedo Netflix”. Una dichiarazione che oggi strappa un sorriso amaro, considerando il destino delle due aziende.
La storia umana è costellata di affermazioni che il tempo ha trasformato in monumenti all’overconfidence, quella pericolosa sicurezza di sé che precede spesso le grandi cadute. E il mondo dello sport, teatro di emozioni estreme e rivalità accese, non fa certo eccezione.
Le frasi audaci che lo sport non dimentica
Dalla tracotanza alla sconfitta. Impossibile non ricordare Johan Cruijff che, alla vigilia della finale di Coppa dei Campioni del 1994, sentenziò con la tipica sicurezza olandese: “Siamo più forti ed esperti. Il Milan non è nulla di eccezionale”. Poche ore dopo, la sua squadra subiva un umiliante 4-0 dalla formazione di Fabio Capello, in una delle finali più dominanti della storia della competizione.
Più recentemente, è diventato virale il “siamo ingiocabili” pronunciato da Henrikh Mkhitaryan. Una frase che, dopo la dolorosa eliminazione dell’Inter in Champions League, si è trasformata in un meme planetario, rimbalzando da un social all’altro come accade alle dichiarazioni che la realtà si incarica di smentire con particolare crudeltà.
La difesa e il coraggio di esporsi
Parole sincere contro frasi di circostanza. Nei giorni successivi, l’armeno è tornato sulla questione, chiarendo: “Non ho detto siamo ingiocabili sempre, ma che in certe partite lo siamo stati. Lo ridirei ancora”. E ha perfettamente ragione. La sua non era la tracotanza tipica di certi campioni, ma l’orgoglio legittimo per i picchi di gioco raggiunti dall’Inter dopo quattro anni di lavoro intenso.
Era la sensazione nitida di superiorità che tutti percepivamo nella scorsa stagione, e anche in questa in cui la squadra ha avuto a lungo lo scudetto in pugno. Mkhitaryan è stato semplicemente l’unico ad avere il coraggio di riconoscerlo pubblicamente, senza nascondersi dietro le classiche frasi fatte del calcio moderno.
Dovremmo davvero rimproverargli questa sincerità? Preferiremmo forse le solite parole di plastica che sentiamo in ogni intervista? Il classico “rispettiamo tutti, non temiamo nessuno” che non significa nulla ma non offre il fianco alle critiche? Come evidenzia anche l’intervista senza filtri di Sarri sul suo ritorno alla Lazio, nel calcio la sincerità è spesso un rischio che pochi sono disposti a correre.
Quando la sicurezza diventa debolezza
Il prezzo della fiducia eccessiva. Certamente, si può discutere se quell'”ingiocabili” si sia poi trasformato in un eccesso di sicurezza che ha contribuito al deterioramento della stagione. Ma questa è un’analisi che va oltre le semplici parole e tocca aspetti più profondi della psicologia di squadra e della gestione del gruppo.
Gli analisti sportivi di strong>https://www.ybets.it.com/ hanno spesso evidenziato come la pressione psicologica generata dalle dichiarazioni audaci possa influenzare le prestazioni atletiche, creando aspettative difficili da gestire nei momenti decisivi della stagione.
La verità è che invecchiare è difficile per tutti, anche per le parole. Specialmente quando vengono pronunciate con convinzione e poi la realtà prende una direzione diversa. Ma questo non dovrebbe scoraggiare l’onestà intellettuale di chi ha il coraggio di esprimere ciò che pensa veramente.
L’ironia come difesa
Un tocco leggero per questioni serie. C’è poi un aspetto più leggero della vicenda, quando Mkhitaryan smentisce categoricamente la somiglianza con l’attore comico Pippo Franco, che molti tifosi hanno notato sui social. In questo caso, la sua negazione ricorda la scena cult di “Johnny Stecchino” in cui il protagonista nega l’evidente somiglianza con il suo sosia.
Un momento di leggerezza che ci ricorda come, talvolta, prendere con ironia anche le critiche più pungenti sia il modo migliore per disinnescarne il potenziale dannoso. Dopotutto, nel calcio come nella vita, saper ridere di sé è forse l’abilità più preziosa quando le proprie parole vengono utilizzate contro di noi.
E mentre continuiamo a dibattere sull’opportunità di certe dichiarazioni, forse dovremmo apprezzare maggiormente chi ha il coraggio di esprimere con sincerità le proprie convinzioni, anche a costo di vederle “invecchiare male” se i risultati non seguono le aspettative.