La depressione: come riconoscerla, come risollevarsi
Agosto 1, 2019Profonda tristezza, apatia, calo del desiderio sessuale, perdita di interesse per le attività abituali, abbassamento del tono dell’umore, astenia, senso di noia continuo, chiusura sociale, visione della propria vita problematica, irrisolvibile, insormontabile… Tutto ciò, e non solo, descrivono una delle malattie in maggiore crescita e in totale contraddizione con il periodo storico che stiamo vivendo, un’era piena di stimoli e possibilità: stiamo parlando della depressione.
Le persone vittime di depressione vedono tutto nero, motivo per cui viene chiamata il male oscuro. Non solo, è oscuro come il tunnel in cui fa piombare, ci si sente soli e senza via d’uscita, o meglio è così che si percepisce la vita, bloccando la volontà di aprirsi e relazionarsi con gli altri. È oscuro perché i sintomi non sono palesi e a volte anche le persone vicine si trovano in difficoltà, non sanno come agire, anche per paura di accrescere la sofferenza.
È chiaro che stiamo toccando un argomento molto delicato, una vera e propria malattia, spesso ancora considerata un tabù, ma proveremo, nella misura in cui sia possibile, a dare qualche piccolo consiglio, più che altro per prendere qualche spunto e capire da dove iniziare per provare a risollevarsi.
- Ammettere di avere un problema: riconoscerlo ed essere sinceri con se stessi è il primo, piccolo, ma fondamentale passo verso la guarigione.
- Non chiudersi in se stessi e chiedere aiuto: le relazioni sono fondamentali e isolarsi dà ancora più potere alla depressione. Si prova vergogna ad ammettere questo tipo di sofferenza, quindi si consiglia di iniziare ad aprirsi con chi in quel momento ci fa sentire più a nostro agio, anche se sarebbe preferibile un familiare stretto, ma va benissimo un amico o un collega che potrebbe aver avuto un’esperienza simile.
- Rivolgersi a un professionista e seguire le cure prescritte: dipende dalla gravità della malattia, ma è possibile che vengano prescritti dei farmaci. Se ben diagnosticata e curata, a volte è possibile uscirne entro un paio di mesi, altre volte la remissione dei sintomi è più lenta o si possono verificare ricadute, per questo è importante fidarsi del medico a cui ci si rivolge.
- La volontà non è tutto, in questo caso: alcuni vi diranno che basta darsi da fare, ma come può essere possibile se proprio uno dei sintomi della depressione è quello di non avere la forza di reagire? Quindi è importantissimo non sentirsi in colpa per la convinzione che per guarire basta un po’ di buona volontà.
- Ricominciare a prendersi cura di sé: permettersi di stare bene di nuovo, recuperare spazi ed abitudini piacevoli e gratificanti, cercare di regolarizzare il ritmo sonno-veglia, fare lunghe passeggiate all’aria aperta, sforzarsi di telefonare ad un amico e provare ad uscire.
Allo stesso tempo è importante non pretendere l’impossibile e premiarsi per ogni piccolo traguardo raggiunto. - Trasformare la sofferenza in potenziale cambiamento: cercare l’origine del proprio dolore, capirne il senso e trovare una soluzione ridanno dignità alla sofferenza, dando modo di non crogiolarsi nell’autocommiserazione.
- Pet-therapy o, più in generale, prendersi cura del proprio animale domestico: è ormai provato come la vicinanza dei propri amici animali influenzi positivamente l’umore e, di conseguenza, si riduce il periodo di convalescenza.
- Musicoterapia: la musica e il ballo facilitano la comunicazione e l’espressione delle emozioni; grazie proprio all’utilizzo del linguaggio non verbale si allentano lo stress e l’ansia.
- Training autogeno o allenamento autogenerante: si tratta di una serie di esercizi di concentrazione volti all’accettazione in maniera totalmente passiva di quello che ci accade all’interno e all’esterno. Il rilassamento fisico porta benessere a chi soffre di crisi d’ansia e/o nevrosi.
- Psicoterapia e/o naturopatia: affidarsi a degli esperti che, senza l’uso di farmaci, aiutano i pazienti facendo loro da specchio, consente così di vedersi dalla giusta distanza per poter lavorare sulle proprie parti problematiche, parti che escono fuori solo e soltanto in ambienti come questi, dove non ci si sente giudicati.
Alcune tecniche utilizzate sono lo psicodramma e le costellazioni familiari: in entrambe si lavora in gruppo come in una scuola di teatro. Nel primo si mettono in scena momenti particolarmente significativi della propria vita, nelle seconde invece il gruppo interpreta i familiari del paziente ed è lui stesso a decidere quanti e quali personaggi far recitare, in quale posizione e a quale distanza. Tutto ciò fornisce informazioni molto importanti sul caso in questione, sia il protagonista che il resto del gruppo parlano delle emozioni provate e fanno domande su quello che hanno fatto o visto. Finalmente quei sintomi sfuggevoli di ansia e depressione diventano qualcosa di più tangibile.
In conclusione, se per alcuni casi l’uso di farmaci è d’obbligo, per gli altri c’è un’altra possibilità: quella di andare alla ricerca del perché ci sentiamo depressi. Il farmaco fa sparire i sintomi, ma non cancella la sofferenza, né aiuta a capirne i motivi. È vero, è un percorso più lungo che richiede un grande impegno personale, ma già il solo fatto di dare una spiegazione al nostro malessere, ci farà sentire tutti molto meglio.