Riconoscere gli omosessuali: lo insegna la scienza

Febbraio 11, 2019 Off Di Admin
Riconoscere gli omosessuali: lo insegna la scienza

Riconoscere gli omosessuali non è un miraggio. Secondo la scienza si può. Uno studio riconduce a medesime caratteristi fisionomiche uomini e donne rispettivamente gay e lesbiche.

La domanda può apparire bizzarra e in certi versi anche leggermente discriminatoria, ma le tendenze sessuali destano così tanto l’interesse della scienza, che molti sono gli studi condotti per stabilire se le persone omosessuali siano accomunate da stessi tratti o da elementi distintivi

La ricerca a Stanford: gli omosessuali hanno le stesse caratteristiche

Stando alla ricerca condotta dall’Università di Stanford, esiste un algoritmo informatico in grado di fare una netta suddivisione tra persone etero, tra gay e lesbiche. Il tutto analizzando soltanto la fisionomia del viso.

Questo è uno studio molto polemizzato e controverso, ma ugualmente pubblicato sulla rivista Journal of Personality and Social Psychology e ripreso dall’Economist. La ricerca è stata condotta su un campione di più di 35 mila immagini facciali ricavate da un sito di incontri statunitense.

Gli autori della ricerca, Michal Kosinski e Yilun Wang, hanno selezionato le foto con dei volti che presentavano caratteristiche generiche di immagini utilizzando una “rete neurale”. La qual cosa è avvenuta sfruttando un sistema sofisticato matematico che è in grado di esaminare le immagini sulla base di un grande archivio.

La scoperta dalla ricerca sui gay

Stando all’iter della ricerca, gli uomini e le donne gay presentano tutti delle caratteristiche e delle espressioni “anomale” rispetto al genere sessuale a cui appartengono. Il che vuol dire fondamentalmente che gli uomini gay hanno un tratto più delicato e femminile, mentre le donne lesbiche hanno lineamenti molto più duri, tipici del maschio.

La ricerca ha poi in un secondo momento individuato delle tendenze fisiche similari, come ad esempio il fatto che gli uomini omosessuali si ritrovano delle mascelle più strette, nasi più lunghi e la fronte più ampia rispetto ai maschietti etero. In ugual misura, le donne omosessuali si ritrovano accomunate dalla caratteristica peculiare di mascelle più grandi e fronti più piccole rispetto alle donne eterosessuali.

Le stesse immagini sono state sottoposte ad uno standard di persone per essere analizzate. Tuttavia, le capacità intellettive umane sono state in grado di identificare l’orientamento sessuale corretto solo nel 61 per cento dei casi maschili e del 54 per cento tra quelli femminili. Viceversa invece, il margine di precisione del software è stato idoneo a dare un responso giusto nell’81 per cento dei casi di uomini e nel 74 per cento di donne.

Le conclusioni dello studio

Il team dell’Università di Standford è dunque giunto alla conclusione secondo cui “i volti hanno nei tratti tante più informazioni sull’orientamento sessuale di quanto possa essere percepito e interpretato dal cervello umano”.

Motivo per cui la ricerca potrebbe essere una valida dimostrazione di quella teoria secondo la quale l’orientamento sessuale dipende dalla manifestazione di specifici ormoni prima della nascita, il che vuol che l’orientamento sessuale non si sceglie ma è insito.

Le critiche allo studio

Non sono mancate le polemiche e le critiche allo studio. Secondo alcuni studiosi i dati sull’orientamento sessuale rivelati dall’algoritmo sono come prima cosa una violazione della privacy. Un altro punto non molto accettato si collega al fatto che ci sono alcuni paesi dove le leggi contro la comunità Lgbtq potrebbero sfruttare una eventuale abilità delle intelligenze artificiali in questione a svantaggio dei propri cittadini.

Lo studio effettuato è stato considerato per alcuni tratti sconvolgente. Sarebbe un’arma a doppio taglio che potrebbe finire nelle mani sbagliate. Almeno questo è quanto dice Nick Rule, professore associato di psicologia all’Università di Toronto. Il coordinatore dello studio Kosinski poi aveva già fatto un altro studio, anch’esso controverso, sulla profilatura psicometrica, coinvolgendo l’uso di dati Facebook per cercare di ricavare informazioni sulla personalità.

È palese dunque che in totale assenza di consenso da parte di proprietari dei profili, la scienza fa spesso uso di dati personali che potrebbero compromettere la privacy degli utenti.

Non a caso infatti, durante lo studio di Stanford, gli autori sono inoltre giunti alla conclusione che l’intelligenza artificiale potrebbe essere in grado di stabilire quelli che sono i legami tra le caratteristiche del viso e una serie di altri fenomeni, tra cui le opinioni politiche, le condizioni psicologiche o la personalità.

Tra le polemiche sorte inoltre, c’è la preoccupazione che si possa andare incontro ad un futuro quasi distopico, come il fatto che le persone possano essere arrestate in base alla propria fisionomia.